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CARTA
Materiale frutto della lavorazione di sostanze fibrose
ridotte a fogli che costituiscono, dal XII secolo in Europa, il supporto
privilegiato per la scrittura sostituendo quelli di papiro utilizzati dagli
egizi e di pergamena. Nella Cina imperiale veniva prodotta fin dal II secolo
a.C. dalle fibre di gelso e di bambù, con metodi rimasti inalterati
per secoli. In Occidente fu introdotta dagli arabi: una fabbrica di carta
agiva a Baghdad già dall'VIII secolo. Con la diffusione dell'islamismo
la carta si estese in Europa (il più antico documento su carta noto
è un atto notarile del 1109 redatto in Sicilia e conservato presso
l'Archivio di stato di Palermo) soppiantando rapidamente la pergamena e
divenendo il supporto più diffuso per le comunicazioni scritte. Il
processo di fabbricazione era, tra gli arabi, simile a quello collaudato
in Cina: a essere macerati erano però cenci di lino invece delle
piante utilizzate nell'estremo Oriente. I cenci, dopo un'accurata selezione,
venivano fatti fermentare in vasche piene d'acqua e poi sottoposti a bollitura.
La pasta così ottenuta, dopo un abbondante lavaggio (le cartiere
sono impianti ad alto consumo d'acqua), veniva stesa in fogli e impilata
in apposite pile a maglio. I fogli così prodotti venivano collocati
in appositi locali ventilati per l'essiccazione. L'Italia fu il paese in
cui si svilupparono di più le tecniche di fabbricazione. Le più
antiche fabbriche sorsero nella Sicilia imperiale, dove era sopravvissuta
la tradizione araba, e a Bologna. A Fabriano, nelle Marche, sorse uno dei
più importanti centri produttivi d'Europa, attivo fin dal XII secolo
e ancora alla fine del XX eccezionale esempio di specializzazione urbana:
un'intera città al servizio di un solo prodotto. L'invenzione della
stampa (fine del XV secolo) diede un inaspettato impulso alla produzione.
L'aumentato consumo e le mutate esigenze qualitative fecero invecchiare
rapidamente gli impianti produttivi. La carta divenne un bene di largo consumo
uscendo da un mercato angusto, racchiuso com'era tra cancellerie, burocrazie
e scriptoria di copisti. L'aumento dei consumi, di gran lunga superiori
ai livelli della produzione, spinse i fabbricanti a progettare processi
di automazione della produzione, relegando l'apporto umano a poche ma specialistiche
funzioni. I progressi raggiunti nella siderurgia e nella meccanica costituirono
il punto di partenza per un processo di totale rinnovamento degli impianti.
La macchina continua in piano e la macchina a tamburo si diffusero
rapidamente a partire dal XIX secolo, automatizzando e concentrando in poche
e razionali funzioni le tappe tradizionali della produzione. Alle macchine
si aggiunsero, nel corso dell'Ottocento, degli essiccatoi per rendere ancora
più rapido il processo di fabbricazione, sino ad allora dipendente
per questa fase dalla natura e dal clima, mentre al consumo di carta per
la stampa si aggiungeva in misura crescente quello di carta e cartone per
imballaggio. Nella seconda metà del XX secolo insorse gravissimo
il problema della disponibilità di materia prima: infatti le materie
prime fibrose come i cenci e i cascami dell'industria tessile non possono
soppiantare del tutto il legno, che con la sua cellulosa costituisce la
base stessa della produzione cartacea, e d'altra parte l'approvvigionamento
di legname è causa di larghi diboscamenti che, soprattutto in Amazzonia,
mettono a repentaglio l'equilibrio ambientale dell'intero pianeta. Per questo
negli anni ottanta si vennero sperimentando sostanze chimiche sostitutive
della cellulosa. Altre materie prime largamente utilizzate nella produzione
della carta sono le materie coloranti, le materie collanti,
che forniscono un certo grado di impermeabilità, le materie di
carica, che attribuiscono particolari requisiti alle carte destinate
alla stampa.
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